Carbon Footprint: cos’è e perché rappresenta un vantaggio aziendale

La carbon footprint, o impronta di carbonio, è una misura che indica la quantità totale di emissioni di gas serra generate, direttamente o indirettamente, da un’organizzazione, un prodotto o un individuo. Il suo calcolo include non solo l’anidride carbonica (CO2), ma anche altri gas serra come metano (CH4), ossido di azoto (N2O) e i gas fluorurati, convertiti in CO2 equivalente (CO2e) per facilitare la comprensione dell’impatto complessivo.

Questo parametro viene utilizzato per quantificare l’effetto che le attività umane e industriali hanno sul riscaldamento globale e sui cambiamenti climatici. La carbon footprint rappresenta quindi un indicatore fondamentale per monitorare la sostenibilità ambientale e pianificare strategie per ridurre l’impatto ecologico. Per le aziende, calcolare e ridurre la propria impronta di carbonio sta diventando una pratica sempre più richiesta non solo da normative internazionali e nazionali, ma anche dai consumatori sempre più attenti all’impatto ambientale delle loro scelte.

La normativa che regola la carbon footprint

A livello internazionale, uno dei principali strumenti normativi per la riduzione delle emissioni di gas serra è il Protocollo di Kyoto, introdotto nel 1997, che ha posto obiettivi specifici di riduzione delle emissioni per i Paesi industrializzati. Successivamente, l’Accordo di Parigi del 2015 ha esteso questi obiettivi a livello globale, impegnando le nazioni a limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali.

In Europa, la Direttiva 2003/87/CE ha istituito il Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Unione Europea (ETS), un meccanismo di mercato per ridurre le emissioni di gas serra. L’Italia, in particolare, ha recepito le normative europee e implementato una serie di misure a livello nazionale. Il Decreto Legislativo n. 254/2016 impone alle grandi aziende italiane di rendicontare le proprie performance ambientali, inclusa la carbon footprint, nei bilanci di sostenibilità. Questo obbligo rientra nell’ambito della rendicontazione non finanziaria, che obbliga le imprese a comunicare pubblicamente l’impatto sociale e ambientale delle loro attività.

Queste normative sono particolarmente rilevanti per le aziende che operano nei settori energetico e manifatturiero, ma la tendenza globale verso una maggiore trasparenza sulle emissioni si sta estendendo a tutti i settori, indipendentemente dalle dimensioni delle imprese.

Perché la carbon footprint è importante per le aziende

Monitorare e ridurre la propria carbon footprint non è solo un obbligo normativo per molte aziende, ma rappresenta anche un vantaggio competitivo significativo. Le imprese che scelgono di adottare strategie di sostenibilità ambientale migliorano la propria immagine e reputazione sul mercato. Un numero crescente di consumatori preferisce acquistare prodotti e servizi offerti da aziende che dimostrano un impegno concreto nella riduzione del proprio impatto ambientale. Questo è particolarmente vero tra i millennials e le generazioni più giovani, che considerano l’attenzione all’ambiente un criterio fondamentale nelle loro decisioni di acquisto.

Ridurre la carbon footprint può anche portare a vantaggi economici. Le aziende che ottimizzano i propri processi produttivi per minimizzare le emissioni spesso scoprono di poter risparmiare sui costi operativi, grazie a una maggiore efficienza energetica e alla riduzione degli sprechi. Investire in tecnologie verdi, come l’energia rinnovabile, non solo contribuisce a ridurre l’impatto ambientale, ma può anche offrire benefici economici a lungo termine, specialmente in un contesto di aumento dei costi energetici.

Come si calcola la carbon footprint aziendale

Il calcolo della carbon footprint aziendale si basa sull’analisi dettagliata delle attività dell’impresa che generano emissioni di gas serra. Queste attività possono essere suddivise in tre categorie principali, conosciute come Scope 1, Scope 2 e Scope 3, secondo il Greenhouse Gas Protocol, uno dei principali standard internazionali per il monitoraggio delle emissioni:

Scope 1: include tutte le emissioni dirette derivanti dalle attività aziendali, come il consumo di carburanti fossili per il riscaldamento, i trasporti aziendali e le emissioni derivanti dalla produzione industriale.

Scope 2: riguarda le emissioni indirette derivanti dall’energia acquistata e consumata dall’azienda, come l’elettricità utilizzata negli uffici o nei siti produttivi.

Scope 3: si riferisce alle emissioni indirette lungo tutta la catena del valore, incluse le emissioni legate ai fornitori, alla logistica, ai viaggi di lavoro e all’uso dei prodotti da parte dei clienti.

Il calcolo della carbon footprint aziendale è un processo complesso che richiede la raccolta e l’analisi di una grande quantità di dati. Tuttavia, esistono diversi strumenti e piattaforme software che possono semplificare questo compito. Ad esempio, strumenti digitali come quelli offerti da aziende specializzate permettono di automatizzare il monitoraggio e la rendicontazione delle emissioni, fornendo report dettagliati e facilmente consultabili.

Carbon footprint e strategia aziendale

Ridurre la carbon footprint può diventare parte integrante della strategia aziendale, non solo dal punto di vista della responsabilità sociale d’impresa, ma anche come leva per migliorare le performance aziendali. Come ci spiega Gruppo Res, azienda che si occupa di consulenza ambientale secondo lo standard ISO 14001, le imprese che adottano misure per ridurre le emissioni di gas serra si distinguono come leader del settore in termini di sostenibilità e innovazione. Questo può tradursi in vantaggi tangibili, come l’accesso a nuovi mercati, relazioni più solide con i clienti e la possibilità di attrarre investimenti.

Inoltre, la riduzione della carbon footprint è spesso correlata alla compliance normativa. Le aziende che anticipano i cambiamenti nelle regolamentazioni ambientali, adottando pratiche sostenibili prima che siano imposte dalla legge, possono evitare sanzioni e costi imprevisti. Questo è particolarmente importante in un contesto di crescente attenzione governativa verso le emissioni di gas serra e di possibili future restrizioni.

Per le aziende che desiderano ottenere certificazioni ambientali, come la certificazione ISO 14064, monitorare la carbon footprint diventa un passaggio obbligatorio. Queste certificazioni possono migliorare la credibilità dell’azienda agli occhi di clienti, partner e investitori, fornendo una prova tangibile del loro impegno verso la sostenibilità.

Esempi di riduzione della carbon footprint nelle aziende

Sempre più aziende stanno implementando pratiche per ridurre la propria impronta di carbonio, investendo in soluzioni innovative e sostenibili. Alcuni esempi includono:

Utilizzo di energia rinnovabile: molte imprese hanno scelto di alimentare le proprie operazioni con energia solare, eolica o altre forme di energia rinnovabile, riducendo drasticamente le emissioni legate al consumo di elettricità.

Ottimizzazione della logistica: ridurre il numero di viaggi e ottimizzare i percorsi di trasporto contribuisce a diminuire le emissioni legate alla movimentazione di merci e persone.

Efficienza energetica: interventi come l’installazione di impianti di illuminazione a LED, sistemi di riscaldamento più efficienti e macchinari industriali a basso consumo energetico sono misure efficaci per ridurre le emissioni aziendali.

Riduzione degli sprechi: l’adozione di politiche di economia circolare, come il riciclo e il riutilizzo dei materiali, non solo riduce la quantità di rifiuti prodotti, ma minimizza anche le emissioni legate alla produzione di nuovi materiali.

Gli incentivi economici per la riduzione della carbon footprint

Oltre ai benefici ambientali e reputazionali, molte aziende possono beneficiare di incentivi economici per ridurre la propria carbon footprint. A livello europeo, il sistema ETS (Emission Trading System) consente alle aziende di vendere le quote di emissioni risparmiate, generando entrate aggiuntive. Inoltre, molte nazioni, tra cui l’Italia, offrono crediti d’imposta e altre agevolazioni fiscali per le imprese che investono in tecnologie a basso impatto ambientale.

Attraverso programmi di finanziamento pubblico, come i fondi del Green Deal europeo, le aziende possono accedere a capitali per finanziare progetti di riduzione delle emissioni. Questi fondi possono essere utilizzati per l’acquisto di impianti di energia rinnovabile, l’implementazione di progetti di efficienza energetica o la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti sostenibili.

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